A causa di alcuni problemi tecnici sul server de Lo Spazio Bianco, ho deciso di pubblicare qui su La scienza con i supereroi l'articolo originariamente programmato per il Caffè del Cappellaio Matto.
Ultimo dei quattro appuntamenti di crossposting con DropSea realizzati in occasione delle mie recensioni di Absolute Power. Nel corso delle 3 settimane precedenti, recuperando anche le letture ritardate dei primi tre albi, ho preso spunto da alcune vignette particolari per raccontare un po' di scienza: la fisica della caduta verso terra per il #1, la matematica del controllo mentale e della verità per i numeri #2 e #3. La serie si conclude in concomitanza con la recensione di Absolute Power #4 ritornando alla fisica e a una domanda sostanzialmente irrisolta (e non facilmente risolvibile) che mi è stata suggerita da una particolare battuta di Barry Allen.
A un certo punto, infatti, il secondo Flash, mentre sta cercando di spegnere la macchina che Amanda Waller vorrebbe utilizzare per portare sulla Terra principale i criminali provenienti da vari universi paralleli, dice:
Diamine, non avevo mai visto una fisica del genere!
Sarebbe semplice associare la battuta al concetto di multiverso, di cui ho scritto l'ultima volta grazie a The Infinity Dime, ma non è detto che si debba andare così lontano (come per esempio un altro universo) per trovare una fisica differente rispetto a quella che conosciamo.
Costanti non-costanti
L'idea delle "costanti non costanti" non è una semplice provocazione, ma una questione che la fisica si sta ponendo da alcuni decenni.
Già nel 1937 il fisico teorico Paul Dirac suggerì che il valore delle costanti fisiche, come la costante di gravitazione universale o la costante di struttura fine, potesse cambiare in base all'età dell'universo.
Per esempio per la costante di struttura fine1 un gruppo di astronomi, tra cui John Barrow, guidato da John Webb propose un metodo per valutarne la variazione basato sullo studio degli spettri dei quasar2. Dai loro primi studi, in effetti, sembrava che la costante di struttura fine variasse nel tempo.
Una decina di anni più tardi, un nuovo gruppo di ricerca, guidato sempre da Webb, utilizzando dati raccolti dal VLT3 hanno mostrato come tale costante aumenta all'aumentare del redshift, ovvero per galassie che si allontanano sempre più da noi.
I risultati sono ancora in fase di esame, visto che sembrano esserci alcuni errori sistematici nei dati raccolti. In ogni caso sembra esserci un'indicazione relativa al fatto che i valori delle costanti fisiche cambiano nel tempo. Tra l'altro questo fatto potrebbe aiutare a spiegare le differenze nei valori della costante di Hubble misurati con metodi differenti e che, come potete intuire, forniscono risultati differenti.
In ogni caso gli esperimenti che possiamo condurre al massimo forniscono dei limiti superiori, ma l'aspetto interessante è che costanti fisiche differenti implicano una fisica leggermente differente. Come abbiamo visto con Ant-Man, un modo per miniaturizzare un oggetto è proprio quello di modificare il valore di una delle costanti fisiche fondamentali: la costante di Planck.
Forse, quindi, non dobbiamo andare relativamente tanto lontano per osservare della fisica differente rispetto a quella che sperimentiamo ogni giorno!